26 luglio -14 ottobre 2012
Double Room, via Canova 9, Trieste
"Siamo in un periodo di transizione"
a cura di massimo premuda
renate bertlmann : maddalena fragnito : fabrizio giraldi
ane lan : emanuela marassi : laura zicari + dubravka cherubini : reading da "trieste and the meaning of nowhere" di jan morris
ane lan : emanuela marassi : laura zicari + dubravka cherubini : reading da "trieste and the meaning of nowhere" di jan morris
A Trieste si inaugura lo spazio DoubleRoom con una mostra dedicata alle questioni di genere dal titolo “siamo in un periodo di transizione”. L’esposizione, a cura di Massimo Premuda, intende trattare il tema dell’androginia e della transessualità partendo dalla suggestione del libro “Trieste and the Meaning of Nowhere”di Jan Morris,
in cui la protagonista confessa di aver trovato solo a Trieste la
libertà mentale per poter pensare al cambiamento di sesso. La mostra è
accompagnata da un testo di Fabio Bozzato dell’Osservatorio Queer di Venezia, e da un intrigante testo critico di Caterina Skerl, che ipotizzano un genius loci psicoanalitico
di Trieste capace di guidare questi percorsi di transizione attraverso
gli ibridi sentieri degli stati intersessuali e dell’ermafroditismo.
La mostra si apre con “Conversione androginoide” un lavoro fortemente ironico che ci propone l’artista Laura Zicari, disegnatrice anatomica presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Trieste, che ha documentato le operazioni per la riassegnazione chirurgica del sesso della
Clinica Urologica di Trieste, molto conosciuta per questa
specializzazione anche nel mondo dello show business. Si prosegue con
un’installazione delicatissima di Emanuela Marassi che con la sua “Rosa profondo. Androgino ginandro” ci
fa scivolare nell’ovattato mondo di una vanità androgina che si nutre
di materiali preziosi e fragili, quali la porcellana, i batuffoli della
cipria e i nastri di raso e organza. Mentre i raffinati disegni
dell’austriaca Renate Bertlmann ci fanno credere ancora che una ironica sessualità ermafrodita possa esistere anche in una società erotizzata come la nostra.
Su un altro registro si muove il reportage del fotografo Fabrizio Giraldi che con le sue coinvolgenti immagini documenta le aspettative delle aspiranti al titolo di “Miss Trans Italia”. L’artista milanese Maddalena Fragnito con il suo “Transparenza” ci presenta invece una ventina di tavole con schizzi realizzati durante il “Seminario di studio sull’identità di genere” organizzato a Milano dalle attrici triestine Irene Serini e Marcela Serli, e da Davide Tolu a
cui hanno partecipato una quarantina di persone transessuali
provenienti da tutta Italia e dal cui incontro è nata la compagnia
teatrale Atopos e lo spettacolo “Variabili Umane”.
La mostra si chiude infine con il sorprendente video “Woman of the World” dell’artista norvegese Ane Lan che, come dice il critico Sigurd Langbakk: “indagando
il concetto di “multiculturalismo”, riesce a distorcere le nostre
concezioni con l’introduzione di una comprensione più stratificata di
quello che potrebbe essere inteso come l’identità etnica. L’opera è una
sorta di performance video in cui incontriamo sei personaggi femminili
di diverse etnie, ognuno dei quali canta la stessa canzone naïf con una voce in falsetto arrugginito, mettendo in discussione il loro nome, la loro origine e la loro immagine. Lan così
non solo si interroga sull’idea dell’”identità” legata al genere e al
sesso, ma anche su quali fattori economici e psicologici sono le basi
per il nostro incontro con l’”altro” o per la costruzione dell’”altro”,
in questo caso l’“altro” multiculturale.”
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